4.03.2013

PETER PAN

Dovete sapere che la sindrome di Peter Pan non si trova classificata nel manuale diagnostico,perciò non è considerata come malattia mentale ma piuttosto essa viene considerata come una immaturità psicoaffettiva, il nome della sindrome si deve ad uno psicologo Junghiano di nome Hilman che parlava  di Puerum Aeternus.

Nella concezione generale un Peter Pan è colui che non vuole crescere, che è rimasto fermo alla propria infanzia ed adolescenza dove tutto è bello, tutto è possibile, e c'è il rifiuto di calarsi nel mondo, con le limitazioni che questo comporta.
 La persona affetta da questa sindrome è in genere intelligente, brillante, affascinante, a volte anche ben inserita nel lavoro, ma totalmente incapace di amare e di coltivare relazioni profonde ed autentiche. Il Peter Pan sa socializzare molto bene, ma non sa costruire relazioni con gli altri, perché cerca sempre di primeggiare o di stare al centro dell'attenzione. E' in grado di vivere travolgenti passioni anche di natura sessuali,  ma diventa distante e fugge dalle relazioni serie, che implicano di fatto l'assumersi responsabilità che il Peter Pan non può e non vuole assumerai.
L'immaturità psicoaffettiva è destinata ad aggravarsi con il passare degli anni, perchè la crescita costituisce il disadattamento più grave per il Peter Pan.  Alla base della sindrome vi è un profondo rifiuto di crescere. Il Peter Pan, proprio come un bambino, guarda solo il lato giocoso della vita, sfuggendo a quello delle responsabilità e delle decisioni importanti che l'età adulta gli imporrebbe di fare. Ma quando questi eventi  gli si presentano davanti il Peter Pan reagisce con rabbia, frustrazione o totale rifiuto dell'evento che lo porterà a sviluppare dei sintomi fisici o psichici, come cefalee, mal di stomaco, ansia, depressione, sbalzi di umore. 
 Il Peter Pan è vittima di uno schema errato: è come se tenesse in vita un ruolo che appartiene al passato. Si sente ancora un bambino o un adolescente, anche quando dovrebbe sentirsi adulto. E' come se la sua mente fosse rimasta "congelata" nel passato. E' chiaro che una persona con uno schema emotivo infantile non avrà alcuna capacità di adattamento ai normali cambiamenti richiesti dalle varie fasi della vita.  il Peter Pan si trova a suo agio solo nelle situazioni in cui può primeggiare o non deve assumersi alcuna responsabilità. 
Impegno e responsabilità, specie nei confronti degli altri, sono vocaboli che la mente dell'immaturo patologico non è in grado di comprendere ed attuare. Ciò che davvero manca al Peter Pan è la capacità di amare. Entrare nei rapporti significa esporsi al rischio di soffrire, e la fuga dal dolore è quanto di più caratteristico. Nel suo mondo, naturalmente, il dolore non esiste. Ma questo implica mantenere la distanza, da una parte di sé innanzitutto, e poi dall'altro. Il Peter Pan si protegge dalla vita, con tutte le pene che questa comporta, con una patina di giocosità, di superiorità e lucida razionalità. Nella lotta fra emozione e pensiero, quest'ultimo è il vincitore assoluto. Tuttavia, dare spazio all'emozione significa sperimentare la pienezza della vita. In questo senso, il Peter Pan non vive, poiché non è connesso al cuore. La sua vita è nella testa, nelle idee, nella fantasia, nei voli immaginativi, nel potere dell'intelletto. Il potere del sentimento è negato.
Il Peter Pan può crescere solo abbandonando la propria visione autocentrata e aprendo gli occhi sull'altro. L'evoluzione  passa necessariamente per la scoperta del dolore dentro di sé, che aprirà le porte all'amore.
Il Peter Pan deve intraprendere il viaggio che lo riporterà ad essere quello che è. Egli dovrà affrontare il crollo della propria illusione, calandosi nel mondo "reale", per poi scoprire che la sua illusione era, in fondo, l'unica vera Realtà. 
 Deve imparare ad amare, innanzitutto se stesso, non come fredda immagine idealizzata ma nella propria pienezza di essere umano, facendo i conti con i limiti, il dolore, la vecchiaia. Da qui, egli potrà vedere l'altro e amarlo, riconoscere se stesso nell'altro.

7 commenti:

  1. UFF! sapessi quanti ne ho conosciuti di Peter Pan e sinceramente non li sopporto! Non sopporto questo porsi immaturo davanti hai problemi reali e, poi, magari piangere davanti ad una cavolata! Sindrome o non sindrome io gli farei una bella faccia di schiaffi ;) smack

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  2. Ho avuto un fidanzato che ancora oggi si definisce Peter Pan... no, non è mio marito, per fortuna! ;)

    Come stai Emily? Spero sia passata un pò di amarezza e ti si sia prospettata qualche altra possibilità.
    Un abbraccio ( in questo momento sono ancora più latitante del solito, scusami!)

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    1. Ciao Lory, io per fortuna sono un'ottimista per natura per cui mi riprendo abbastanza velocemente! Nulla di nuovo all'orizzonte se non il preallertamento degli avvocati, non preoccuparti per la latitanza, io scrivo anche per mio piacere e per condividere la mia conoscenza affinchè torni utile.
      Bacioni

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. ahahah Mariiii sei troppo forte!!
    Anch'io, come Lori, ho avuto un fidanzato Peter Pan e l'ho ritrovato in tutto e per tutto nella tua descrizione. Alla fine, per fortuna, ho aperto gli occhi ed è finita. Penso che viva ancora in un mondo tutto suo, protetto da una bolla di sapone...
    Bacioni e buon weekend ♥

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    1. Ci sono cascata anche io! Perciò via da me! Come pazienti li accetterei volentieri ma come fidanzati ho già dato!
      Buon weekend chèrie bisou

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